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Micoterapia

  • Beta Glucani nei funghi medicinali

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    β-glucani nei funghi medicinali

    I funghi, come anche le piante, contengono notevoli quantità di polisaccaridi, macromolecole a catena lunga e polimeri di singole unità di zuccheri semplici. Il modo in cui gli oligosaccaridi si organizzano in unità strutturali e si legano insieme caratterizza il composto che si viene a formare.

    I polisaccaridi sono le molecole con la maggiore capacità di trasferire informazione biologica grazie al loro enorme potenziale di variabilità strutturale. Mentre le catene di aminoacidi che costituiscono le proteine, e di nucleotidi che costituiscono il DNA, possono unirsi solo in catena lineare, i monosaccaridi, che vanno a generare i polisaccaridi, possono formare catene lineari e ramificate che danno origine a strutture estremamente variabili; la conseguenza è la creazione di una flessibilità necessaria per dare origine a precisi meccanismi di regolazione che influenzano le interazioni intercellulari nell’organismo.

  • History of Medicine and Mycology - Storia della Medicina e Micologia

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    È immaginabile supporre che fin dalle epoche più remote l’uomo abbia osservato attentamente i funghi, imparando anche a utilizzarli come cibo, forse a imitazione degli animali, e per questo abbia fatto, a sue spese, esperienze spesso tragiche. È logico anche supporre  che, in tutti i tempi, le intossicazioni da funghi si siano verificate con grande frequenza se ancora oggi, nonostante le migliori conoscenze e i mezzi impiegati per divulgarle, queste si verificano ancora. L’antichità classica è molto avara di notizie sui funghi, anche dopo che la scrittura diventò usanza comune, forse perché l’interesse degli antichi scrittori era più rivolto al campo umanistico che a quello scientifico e i rarissimi autori che si occuparono degli argomenti naturalistici ebbero scarso interesse per i funghi.

    Teofrasto (370-287 a. C.)Fa eccezione Teofrasto (370-287 a. C.), discepolo di Aristotele, il più antico scrittore di argomenti botanici che si conosca, considerato il padre della Botanica, direttore dell’Orto Botanico di Atene. A Teofrasto risalgono le prime definizioni che l’antichità ci ha lasciato riguardo ai funghi. Dopo Teofrasto lo studio delle piante passa decisamente nella sfera di interesse dei medici e dobbiamo arrivare  al 50 d.C. con Pedacio Dioscoride, medico dell’esercito romano con gli imperatori Claudio e Nerone e medico civile in Roma, per incontrare un’opera notevolissima “Della Materia medica libri V”, in cui si assommano tutte le conoscenze medico-botaniche dell’antichità. Il suo trattato ebbe un successo senza precedenti tanto da essere alla base della terapia per tutto l’evo antico e medio. Durante il Rinascimento venne commentato, postillato, ampliato da parecchi dei più insigni medici e studiosi di quell’epoca. Dioscoride ci riferisce sulle proprietà tossiche dei funghi e sulla terapia da seguire nei casi di avvelenamento prescrivendo “decotti di satureia (Satureja hortensis = santoreggia)  e origano”, “pozioni di aceto e sale!”, somministrazione di “sterco di pollo impastato a miele e aceto”; rimedi che probabilmente furono usati per secoli ma di cui non conosciamo i risultati. Tra i medici dell’antichità che trattarono di funghi  va citato anche Claudio Galeno (129-200 d.C.), greco di Pergamo, che esercitò la medicina con notevole successo al tempo degli imperatori Marco Aurelio, Lucio Vero e Commodo.

     

     

     

     

     

     

    Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) Anche Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) con la sua “Naturalis Historia” ci tramanda una trattazione organica da cui hanno attinto abbondantemente, fino al sec. XVIII, tutti i naturalisti che si sono interessati di funghi.

    Pier Antonio MICHELI Ma è Pier Antonio MICHELI (nacque l’11 dicembre 1679 a Firenze dove morì; 1 gennaio 1737) che può essere considerato il fondatore della Micologia, avendo dato un decisivo contributo allo studio dei funghi. Il Micheli, utilizzando un sistema di lenti, osserva le lamelle e scopre per primo le spore, i basidi e i cistidi.

    Con la sua opera “Nova plantarum genera”, segna la nascita della Micologia come scienza autonoma, anche rispetto alla Botanica, descrivendo qualcosa come millenovecento specie di piante, delle quali oltre millequattrocento sconosciute e tra queste sono classificate per la prima volta circa novecento specie di funghi, licheni e muffe.

    Ancora durante il Rinascimento i funghi sono considerati vegetali “privi di frutto e  seme” costituiti di qualche “materia incomposta”. Il Micheli attraverso indagini microscopiche dimostrò che le muffe e i funghi si originano, non per generazione spontanea, ma da spore, riuscendo per primo a osservare e riprodurre, in ottime illustrazioni da lui stesso disegnate, gli organi riproduttivi fungini. La scoperta delle spore non fu affatto causale, ma il frutto di profonde e sofferte meditazioni scaturite dalla sua ferma convinzione che “non esiste alcuna pianta priva di fiore e di seme”. Nei suoi lavori così annotò: “Dei minutissimi semolini distribuiti (….) con ordine regolarissimo, e (….) ognuno di loro stava situato sopra una base, la quale mi fece dubitando dire: chi sa che non sia il fiore o il calice del fungo?”. Ma le sue strumentazioni ancora inadeguate non gli permisero di analizzare con precisione le strutture che portavano i “semi” (evidentemente si trattava degli attuali basidi).

    Oggi sappiamo che i basidi sono di dimensioni sensibilmente più piccole rispetto agli aschi, infatti, solo successivamente al Micheli, sarebbero stati proprio gli aschi i primi ad essere studiati ed analizzati con sicurezza e precisione scientifica. Professore a Pisa e curatore dell’Orto Botanico di Firenze, il Micheli compì numerosi viaggi, durante i quali raccolse un gran numero di piante formando negli anni il più grande erbario italiano del tempo con oltre 18.000 campioni di fanerogame (con più della metà dei campioni raccolti da lui personalmente) e un numero pressochè equivalente di crittogame. Nel 1716 fondò la Società Botanica Italiana.

    Le sue idee scientifiche furono influenzate soprattutto da Joseph de Tournefort (Aixen-Provence, 5 giugno 1656 – Parigi, 28 dicembre 1708) botanico  francese  che creò una classificazione botanica basata sulla forma della corolla a cui Carlo Linneo (Carl von Linnè, latinizzato in Linnaeus) medico e naturalista svedese (Räshult 1707 – Uppsala 1778, dedicò un genere di Borraginacee (Tournefortia), il Micheli morì per una pleurite contratta durante i suoi viaggi alla ricerca di nuovo specie; Linneo già dedicò un genere di pianta floreale della famiglia delle Magnoliacee: la Michelia. È sepolto nella Basilica di santa Croce a Firenze fra i Grandi d’Italia.

     

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